La nuova decisione della Corte di Assise d’Appello ha ribaltato la situazione, condannando all’ergastolo i quattro boss di Pozzuoli e Quarto. Gennaro Longobardi, Gaetano Beneduce, Salvatore Cerrone detto “o biondo” e Nicola Palumbo “faccia abbuffata” sono stati condannati per il duplice omicidio, avvenuto 27 anni fa, dei boss del Rione Toiano Domenico Sebastiano detto “Mimì cap e mort” e Raffaele Bellofiore “o biondo”.

La sentenza è stata emessa il 18 luglio dalla V sezione – presidente Ginevra Abbamondi, con Amalia Taddeo come giudice a latere. I quattro boss erano stati inizialmente condannati all’ergastolo sia in primo che in secondo grado, ma le sentenze nel 2020 erano state annullate dalla Cassazione a causa della caduta delle testimonianze dei pentiti.

Nei mesi scorsi il dossier è tornato in Appello, con la Procura Generale che nel frattempo aveva sentito due nuovi pentiti del clan Polverino: Giuseppe Ruggiero, detto “Geppino Ceppa ‘e fung” e Giuseppe Simioli. Secondo le testimonianze il primo avrebbe partecipato in prima persona ai preparativi e accompagnato il furgone nel Rione Toiano, per poi trasportare con un’auto i killer a Marano, accompagnato dal fratello Castrese e Simioli. 

Il supporto sarebbe stato fornito per degli accordi tra i Polverino e il clan Longobardi-Beneduce, che all’epoca aveva i due boss latitanti proprio a Marano. Il duplice omicidio avvenne il 19 giugno 1997 quando un furgone che poi risultò esser rubato a Gaeta, scortato da alcune auto entrò nel Rione Toiano, ai tempi roccaforte del boss Salvatore Bellofiore. 

All’interno del mezzo viaggiavano almeno quattro persone, tutte incappucciate e munite di fucili da guerra, tra cui ci sarebbero stati i quattro boss, ritenuti mandanti ed esecutori. Sul posto anche uno “specchiettista”, che avrebbe avuto il ruolo di avvisare il commando dell’arrivo in strada delle vittime.

Oggi, tre dei quattro boss sono incarcerati. Gaetano Beneduce è attualmente sottoposto al regime di carcere duro 41 bis presso il carcere di Spoleto, mentre Nicola Palumbo e Gennaro Longobardi scontano anch’essi pene severe: Palumbo nel carcere de L’Aquila e Longobardi a Terni.

Salvatore Cerrone, il quarto condannato, è stato collocato in regime di casa lavoro nel nord-est d’Italia e stava per rientrare a Quarto. Le difese, rappresentate dall’avvocato Domenico De Rosa e dall’avvocato Luca Gili, stanno ora preparando un nuovo ricorso in Cassazione, in attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, pubblicate tra 60 giorni. 

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